Il termine “Anguane” indica delle creature favolose tipiche della mitologia alpina.
L’origine di queste figure è sconosciuta. Secondo alcuni deriverebbero dalle donne celtiche che dopo le guerre contro i romani per sfuggire alla loro dominazione si sarebbero rifugiate in grotte vicino a dei torrenti – chiamate appunto “anguane” - e pian piano sarebbero diventate delle figure mitiche.
Secondo altri invece deriverebbero da creature malvagie che avevano lo scopo di far smarrire i cacciatori e portarli alla morte. Il loro nome deriverebbe infatti da “anguis” cioè “serpente”.
Mentre altri ritengono che in origine fossero semplicemente delle donne che andavano a sciacquare i panni al ruscello. Dopo la loro morte però i loro spiriti sarebbero tornati in quei luoghi divenendo protettrici della natura.
Le anguane sono rappresentate come fanciulle bellissime, ma con qualche particolare non umano, infatti alcune leggende le rappresentano con zampe di galline, altre con piedi di capre, altre infine con gambe ricoperte da muschio.
Le anguane vivono nelle acque, ma di notte assumono l’aspetto di donne bellissime e vagano per boschi, foreste e luoghi isolati in ricerca di vittime. Talvolta si mettono sul ciglio della strada e con la loro voce melodiosa attirano vagabondi e viandanti.
I loro modi cortesi ed affabili, la loro voce dolce e carezzevole e il loro aspetto rassicurante ingannano infatti il viandante. D’altronde la loro bellezza è straordinaria, il loro fascino irresistibile e i loro corpi sono morbidi e sinuosi.
Le “vittime” cedono perciò facilmente alle loro lusinghe felici e ignari. Ma appena l’anguana interrompe il suo gioco perverso e riprende il suo vero aspetto di donna-serpente non è dato sapere quel che accade.
Hanno comunque fama di non uccidere, come invece fanno altri geni malefici. Il loro fine è solo quello di spaventare e incutere terrore. Queste figure mitologiche sono presenti nel folclore di tutte le regioni alpine, anche se poi assumono caratteristiche o nomi diversi a seconda dei luoghi.
Nei comuni cimbri in provincia di Verona le anguane - chiamate anche “bele butèle” cioè “belle ragazze” - erano addette ai pozzi e lavavano i panni della gente del luogo. Solo si rifiutavano di lavare i capi di colore nero. Nelle leggende delle Dolomiti tirolesi invece rapiscono i bambini e infatti in passato erano usate come deterrente per tenere i bambini lontani dalle acque.
Altre leggende le rappresentano invece inclini alla vendetta e secondo altre porterebbero sfortuna. Si racconta che in molti luoghi – in particolare in Friuli Venezia Giulia - vi era l’uso in passato di lasciare davanti alla porta di casa un cesto di vimini che l’anguana avrebbe cercato invano di riempire per tutta la notte. In questo modo non ne avrebbe infastidito gli abitanti.
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