Le Dolomiti sono state definite dall’architetto Le Corbusier
“la più bella opera architettonica del mondo”
Sono infatti montagne caratterizzate da verticali pareti di roccia liscia, alternate a guglie frastagliatissime, e poi ancora torri e pinnacoli che sembrano sfidare le leggi della fisica. Quasi che gli agenti atmosferici nel plasmarle abbiano dato fondo a tutta la loro fantasia.
Il nome Dolomiti deriva dal geologo francese Dieudonné Dolomieu che per primo scoprì le proprietà della dolomia la roccia calcarea – formata da carbonato doppio di calcio e magnesio - che costituisce queste montagne.
E proprio la dolomia gli conferisce colori particolari: bianco di notte (motivo per cui le Dolomiti si chiamano anche “Monti pallidi”), e soprattutto dal rosa al rosso/violetto all’alba e al tramonto per il fenomeno dell’enrosadira. Questo fenomeno è dovuto al fatto che fino a 250 milioni di anni fa le Dolomiti erano un fondale marino con conchiglie e coralli. Infatti ancora oggi sono ricche di fossili del Mesozoico.
La Marmolada è la cima più alta delle Dolomiti (3.348 m). Ma poiché non è composta da dolomia, ma da calcari bianchi derivati da scogliere coralline e da materiale vulcanico, a rigore di termini non dovrebbe far parte delle Dolomiti.
A determinare il loro attuale aspetto sono stati i piegamenti e le rotture delle rocce lungo le faglie. A questi movimenti hanno corrisposto sempre dei terremoti. Ne è risultata una formazione molto articolata sia in strutture verticali (guglie, torri, pinnacoli, campanili) sia in strutture orizzontali (cornicioni, cenge, plateau).
Tra le cime delle Dolomiti ricordiamo:
- la Marmolada, l’Antelao, le Torri di Latemar, il Piz Boè, il Sassolungo, le Pale di San Martino, il Monte Agner, il Monte Cristallo, le Tofane, il Col di Lana, il Sorapiss, l’Averau, il Monte Civetta, il Pelmo, il Monte Pavione, il Sass de Mura.
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