Le sarde in saor sono una ricetta tipica della cucina veneziana, già citata nel “Libro del cuoco” un ricettario anonimo del 1300. Lo stesso Goldoni la cita spesso nelle sue commedie.
Il piatto nacque dalla necessità che i pescatori, costretti a rimanere tanto tempo in mare, avevano di riuscire a conservare quanto più a lungo possibile il pesce. La marinatura, in effetti, era un metodo di conservazione dei cibi già conosciuto e usato dagli antichi romani. Non a caso ogni regione d’Italia ha un suo metodo per conservare i cibi sfruttando l’aceto: il carpione, lo scapece, solo per citarne alcuni.
I veneziani con questo piatto seppero unire alle sarde abbondanti nel loro mare, la cipolla del vicino entroterra di Chioggia, e l’uva sultanina proveniente dai commerci con l’Oriente. La cipolla era fondamentale, perché essendo ricca di vitamina C permetteva ai marinai e pescatori di prevenire lo scorbuto. Inoltre ha la capacità di aggredire i batteri che causano il deterioramento del cibo, prevenendo le intossicazioni alimentari.
A chi volesse ottenere un saor più delicato, meno forte e pungente consigliamo di sostituire l’aceto con il vino bianco.
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