Longarone, in provincia di Belluno in Veneto, sorge in una vallata delimitata dalle Dolomiti Friulane da un lato e dall’altro dal Gruppo della Schiara. Il suo territorio rientra nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
Gli amanti della montagna possono effettuarvi escursioni sui monti Pelf, Cirvoi, Talvena e in Val Desedau e percorrere l’Altavia n.3 detta Dei Camosci.
Il nome Longarone molto probabilmente deriva da “longaria” e quindi da “longus” ed indicherebbe una lunga distesa di terra.
Il suo territorio fu abitato fin dall’epoca romana come dimostrano i ritrovamenti di alcune tombe, vasi di terracotta, monete e lapidi. Inoltre vi sono stati ritrovati anche i resti di un’antica via, forse un’alternativa alla Claudia Augusta Altinate.
Durante il Medio-Evo Longarone fu dominata dai Vescovi di Belluno e da Ezzelino da Romano. Quindi dagli Scaligeri, dai Carraresi, dai Visconti ed infine la Repubblica di Venezia. Nel XVIII secolo vi si stabilirono alcune famiglie facoltose dedite soprattutto al commercio del legname.
Durante la Prima Guerra Mondiale fu teatro di una battaglia di cui fu protagonista il giovane Erwin Rommel la futura “Volpe del deserto”.
“Scrivo da un paese che non esiste più” (Giampaolo Pansa)
“Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi” (Dino Buzzati)
Dire Longarone è dire tragedia del Vajont. La notte del 9 ottobre 1963 una frana si staccò dal Monte Toc precipitando nel bacino sottostante. Due ondate si abbatterono sui paesi adagiati lungo le sponde e nella vallata sottostante distruggendoli. Le vittime furono 1910 di cui 1450 nel solo comune di Longarone.
Fin dall’inizio del Novecento si era intuita la possibilità di sfruttare il bacino del Piave per produrre energia elettrica. A partire dagli anni Trenta si crearono perciò sbarramenti, laghi artificiali e centrali idroelettriche lungo il suo corso e quello dei suoi maggiori affluenti.
Inoltre si capì che collegando i vari invasi – tramite condotte forzate – si riusciva a sfruttare più volte la stessa acqua. La diga del Vajont venne progettata proprio in quest’ottica. Serviva a raccogliere le acque provenienti da tutti i serbatoi posti nella parte alta della valle del Piave. Nel 1957 la SADE di Venezia iniziò i lavori di costruzione di quella che doveva essere la più alta diga al mondo. Nel 1960 li completò ed iniziò le prove di invasamento.
Il disastro del Vajont – a differenza di quanto si volle far credere all’inizio - non fu qualcosa di inaspettato ed imprevedibile. Innanzitutto la diga era stata costruita nonostante varie perizie avessero dimostrato che la natura geologicamente fragile di quel territorio non lo rendeva adatto a quel tipo di costruzione.
Inoltre durante un primo invaso si era evidenziata una instabilità del lato sinistro del lago. Si potevano osservare infatti alberi inclinati e fessure sul terreno e sui muri delle abitazioni. Inoltre già nel 1960 una piccola frana aveva evidenziato la frattura a forma di M che segnò poi il punto di distacco della successiva frana del 1963.
“La storia del ‘Grande Vajont’, durata vent’anni, si conclude in tre minuti di apocalisse, con l’olocausto di duemila vittime” (Tina Merlin)
Sito web del comune di Longarone: http://www.longarone.net/.
Altitudine del Comune: 473 m slm (zona: 1)