Selvazzano Dentro, in provincia di Padova, è uno dei comuni dei Colli Euganei. La sua economia ed il suo aspetto sono sempre stati influenzati dal Bacchiglione, il fiume da cui è attraversata. Un fiume lungo 118 km e caratterizzato da meandri ed anse nel tratto vicentino e da un andamento rettilineo – anche a causa degli interventi dell’uomo - in quello padovano.
Secondo alcuni il nome Selvazzano deriverebbe da Salvitius l’assegnatario di un fondo agricolo. Secondo altri significherebbe invece “selva di Giano” in riferimento ad un bosco sacro consacrato a questa divinità, ma non ci sono prove al riguardo. L’aggettivo “dentro” si riferisce invece alla posizione della cittadina rispetto al fiume Bacchiglione che ne divide il territorio in due parti.
La popolazione paleoveneta dei Naliniani abitò questo territorio fin dall’età del Bronzo. Ai romani si deve invece la costruzione della strada Montanara che univa Padova ai Colli Euganei e della strada Pelosa che collegava Padova con Vicenza. Ed inoltre la realizzazione dei “rialzi” stradali per rendere le strade praticabili anche durante le inondazioni del fiume.
Dall’XI al XIV secolo Selvazzano fu dominata dalle famiglie Maltraverso, Capodilista e Scrovegni. A partire dal Quattrocento venne invece assorbita nei possedimenti di Venezia e questo cambiò l’assetto del suo territorio. Alle vecchie famiglie feudatarie padovane infatti vennero a sostituirsi le nuove ricche famiglie veneziane dei Contarini, Pisani e Renier.
La Montecchia è un rilievo collinare alto appena 45 metri a nord-est dei Colli Euganei. Su questo rilievo sorge una suggestiva Villa veneta fatta costruire dalla famiglia Capodilista nel XVI secolo. Di fronte al rilievo della Montecchia si trova quello del Mottolo leggermente più basso su cui sorgeva un castello medievale. Il castello venne in gran parte distrutto da Ezzelino III da Romano a metà del Duecento e poi ricostruito dalla famiglia Scrovegni.
Sul colle Montecchia venne invece costruita la Villa della famiglia Tadi. Alla fine del Quattrocento sia il castello sia la Villa divennero di proprietà della famiglia Capodilista. La proprietà venne trasformata in una vasta tenuta agricola. E a partire dal Cinquecento vi vennero impiantati vasti vigneti per la produzione di vini pregiati.
Nel corso del XVI secolo alcune parti del castello vennero demolite poiché le loro funzioni difensive erano ormai venute meno. Sullo stesso luogo in cui si trovava Villa Tadi venne invece costruito un casino da caccia. A costruirlo venne chiamato Dario Varotari - discepolo di Paolo Veronese - che aveva già lavorato all’Abbazia di Praglia.
La Villa ha una forma quadrata con quattro facciate uguali. Ognuno dei due piani è suddiviso in quattro parti da quattro rampe di scale. Gli affreschi sono di carattere mitologico e allegorico e alcuni sono opera dello stesso Varotari. Molto bella è la Camera della vigna il cui soffitto è dipinto come un finto pergolato da cui pendono grappoli d’uva. Mentre nell’affresco sul soffitto della Camera delle ville il Tempo e la Virtù scacciano il Vizio.
Quando nel corso del Settecento Beatrice Capodilista sposò il veneziano Leonardo Emo la Villa divenne Villa Emo-Capodilista. Intorno alla Villa si trova un giardino che si trasforma poi in un parco di tipo romantico. Alcuni edifici vicino al castello attualmente vengono utilizzati come casa viti-vinicola.
La Villa è di proprietà privata ed è possibile visitarla solo in gruppi e su prenotazione.
Altitudine del Comune: 18 m slm (zona: 5)