Venanzio Fortunato, nato a Valdobbiadene, fu un vescovo, ma anche l’ultimo poeta della latinità ed il primo dell’età medievale.
Tra i suoi scritti c’è anche un poemetto, molto originale in quanto a forma, dedicato al vescovo di Autun per aver riscattato un giovane fatto prigioniero durante alcune scorrerie di truppe nemiche.
Il poema è un acrostico in latino composto da trentatré versi (come gli anni di Cristo), ed ogni verso è composto da trentatré lettere. La prima, la diciassettesima e l’ultima lettera di ogni verso lette dall’alto verso il basso compongono altri versi di acrostici, inoltre anche le lettere disposte secondo le diagonali del quadrato costituiscono altri due versi di acrostico.
Il testo venne scolpito su pietra e si trova presso il Musèe Rolin ad Autun.