Valdobbiadene è una cittadina in provincia di Treviso completamente immersa nei vigneti. Il suo paesaggio da cartolina è anche un paesaggio “culturale”, capace cioè di raccontare lo stretto rapporto tra l’uomo e la sua terra. La sua bellezza ha i colori delle stagioni. Il verde delle viti timido e quasi fragile in primavera, diventa brillante, deciso, a tratti sfrontato in estate. Per tramutarsi poi negli infiniti gialli, arancioni e rossi dell’autunno. Un paesaggio paradossalmente sempre diverso pur nel suo restare sempre uguale. Basta poco infatti a cambiargli la faccia, delle gocce di pioggia sulle foglie, un filo di nebbia tra i filari, il dorarsi dei chicchi d'uva.
Il nome Valdobbiadene, secondo quanto ci tramanda Paolo Diacono, deriva da Duplavilis cioè “due ramificazioni del Plavis” ossia del Piave. Per un certo periodo con il nome Val di Dobiadene si indicavano anche i territori circostanti. Lo dimostra un documento del 1116 con il quale l’Imperatore Enrico V definiva i confini della regione.
A partire dal XII secolo questi territori rientrarono tra i possedimenti di Ezzelino III da Romano. Poi tra quelli dei Da Carrara, ed infine tra quelli della Serenissima. A partire dal 1438 vi risiedette stabilmente un Regoliere, alle dipendenze del Podestà di Treviso. A sua volta il regoliere aveva alle dipendenze: un gabelliere per riscuotere le tasse; un meriga per tenere l’amministrazione. Ma anche uno strillone per leggere i bandi; e alcuni archibugieri per mantenere l’ordine e far rispettare le leggi.
Dire Valdobbiadene è dire Prosecco: il vino italiano più venduto nel mondo. Molte testimonianze antiche fanno derivare il Prosecco da un vino del carso triestino molto conosciuto e apprezzato nell’antichità: il Pucino. Secondo alcuni infatti il Pucino - proprio come il Prosecco - si otteneva dal vitigno Glera. Il Glera era coltivato nella zona intorno a Prosecco una frazione non lontana da Trieste. Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia” considerava il Pucino ottimo per uso medicinale. Si racconta infatti che l’Imperatrice Livia, moglie di Augusto, si considerasse debitrice verso questo vino per i suoi ottant’anni. In effetti il Pucino era un vino poco alcolico con virtù astringenti, perciò usato con successo nei casi di dissenteria.
Il poeta latino Venanzio Fortunato, originario di Valdobbiadene, nei suoi scritti parla della sua terra come del luogo
“dove germoglia la vite, sotto l’alta montagna, nella quale il verde lussureggiante protegge le zone più disadorne”.
In effetti non si conosce con esattezza quando e come la coltivazione del Glera sia arrivata dal Carso nella zona di Conegliano-Valdobbiadene. Probabilmente quando Venezia perse il monopolio dei traffici marittimi molti territori dovettero riscoprire l’agricoltura, abbandonata o trascurata per secoli.
Può sembrare assurdo, ma inizialmente la viticultura a Valdobbiadene non costituiva una voce rilevante dell’economia familiare. Serviva solo ad integrarne il reddito, forse perché il Prosecco era ancora un vino tra i tanti. Ma a partire dal Settecento le Accademie Scientifiche iniziarono a catalogare i vigneti, la qualità delle uve e dei vini in modo da favorire le coltivazioni migliori. In questo modo i territori del Valdobbiadene si specializzarono nella coltivazione del vitigno Glera e iniziarono a produrre unicamente Prosecco.
Nel 2010 i Comuni della zona di produzione del Prosecco Conegliano-Valdobbiadene hanno avviato l’iter per la Candidatura di questi luoghi a Patrimonio dell’Unesco. L’inserimento nella lista propositiva Unesco è giustificato dal possesso di tre requisiti:
1) La presenza di una civiltà e di una cultura legate alla coltivazione della vite attiva da più di 1.000 anni;
2) un sistema paesaggistico unico ed integro preservato grazie all'interazione tra l'uomo e l'ambiente;
3) il legame con opere di artisti come Bellini e Cima da Conegliano tra i principali maestri del Rinascimento italiano.
Nel 2015 la candidatura è stata ritenuta valida. Tra i siti italiani riconosciuti finora Patrimonio dell’Umanità non ci sono paesaggi di natura vitivinicola. Poiché l’Unesco richiede sempre ai Paesi Proponenti candidature innovative questo giocherebbe a favore della candidatura veneta. Però d’altro canto all’Italia sono stati riconosciuti finora ben 44 siti, molti più di quanti ne abbiano ottenuto gli altri Paesi e questo potrebbe penalizzare questa candidatura.
Sito web del comune di Valdobbiadene: http://www.comune.valdobbiadene.tv.it/.
Altitudine del Comune: 253 m slm (zona: 3)